Gli spazi dell'ex macello

Dentro l’ex macello occupato

, 28 ottobre 2010

Una manciata di giorni fa è stato occupato e poi liberato uno dei palazzi di fronte a casa mia.

Edificio di stile liberty, parte dell’ex macello comunale, con una ampia scalinata d’ingresso e un delizioso piccolo porticato, è, assieme agli edifici vicini, uno dei motivi che rendono particolare viale Molise.

Questi palazzi risultano quasi totalmente abbandonati: dopo lo spostamento da parte di SoGeMi, poco distante, del macello, sono stati usati in passato dal Comune e, in qualche occasione, affidati temporaneamente a Esterni per ospitare i registi presenti al Milano Film Festival. Di fatto, però, sono oggi chiusi, bellissimi corpi fatiscenti e morenti.

Per questo vedere tanti ragazzi stazionare lì e animare il posto ha messo il sorriso a me e – sono sicuro – a parecchi miei vicini di casa. A organizzare l’occupazione è stato il gruppo Zam-Racaille, nuova sigla che lega diversi collettivi milanesi e che ha annunciato di stare pianificando periodiche occupazioni temporanee negli edifici abbandonati della città. Fuori da viale Molise 68, in testa al portico, era stato affissato uno striscione che invitava “i vicini” a farsi conoscere: invito cordiale che, chi aveva voglia di sbirciare lo spazio, ha colto al balzo.

L’interno del palazzo è sorprendente. Decorato da una fila di colonnine e da un lucernario, che rendono il posto più simile a un teatro che a un macello, è un piccolo esempio di elegante stile milanese novecentesco, abruttito solo dal tempo e dalla non curanza dedicatagli. Sprovvisto di macchina fotografica, l’unica testimonianza visiva che ho catturato è questa, fatta con l’iPhone: una generica idea, però, la dà. Dentro, oltre alla musica di quella sera (c’erano dei rapper di Quarto Oggiaro, birra e alcuni deejay: una festa), in quei giorni si sono tenuti dei dibattiti su lavoro, scuola e precariato.

Per quanto il linguaggio di questi collettivi possa risultare spesso superato, credo sia fondamentale dare ascolto all’esigenza di aggregazione e spazi di confronto che iniziative come queste esprimono. Questi ragazzi ci tengono aggiornati su certe istanze e pongono una domanda che merita risposte: perché un edificio del genere è stato lasciato cadere a pezzi, vista la fame di luoghi di socialità? Ci sono spazi che, gestiti intelligentemente e nel rispetto delle diverse esigenze, posso diventare luoghi di buone pratiche e anche avere una funzione di controllo positivo: non dimentichiamo che, qui, siamo vicinissimi a una delle aree storicamente di massimo interesse della ‘ndrangheta a Milano.

Milano è ricca di spazi pubblici lasciati inutilizzati: facciamo qualcosa perché questo cambi, moltiplichiamo i cortili di Milano, la forza naturale della città.