Compiere 30 anni

, 29 dicembre 2013

Domani è il 30 dicembre e io compio 30 anni.

Quando ne avevo 15 pensavo che averne il doppio sarebbe stato come essere vecchi, non sarebbe arrivato in fretta, invece ci siamo. I 20 sono finiti. Qualcuno dice “non cambia niente”, secondo me non è vero. Certo non è una singola data che cambia ciò che si vive, come lo si vive, perché. È un percorso. La vita galoppa e il modo migliore, penso, per capirla un po’, è guardala sempre in faccia. Scorgerne le felicità e le sofferenze, viverle tutte e lasciarsi attraversare. Trovare i propri perché aiuta a stare meglio e a costruire, e tiene a bada la mente che, specie quando hai ventiequalcosa, vorrebbe volare fino allo spazio, buttare giù le montagne, far cambiare per il meglio tutto e tutti, anche chi non vuole farlo, subito, come un contagio. Io la inseguo sempre la mia mente, pedalo e sudo e lei sta comunque lì, davanti, mi trascina a rincorrerla furibondo ed eccitato, coi suoi muscoli potenti, con le sue passioni dolci, a volte strazianti, da mandare giù e da governare, nel flusso delle ore. Dai miei dieci “20” ho avuto tutto ciò che avevo sognato: la libertà di amare, vivere e viaggiare, la scrittura, tanto lavoro pieno di soddisfazioni, la passione politica e civile, il confronto con persone meravigliose, maestri e capi da cui imparare, il Sudafrica, New York, Parigi e Milano, un luogo mio da chiamare casa, le arti marziali, la bici, la schiena dispettosa ma resistente, i successi, gli insuccessi, i traguardi, la mia famiglia a vedere tutto questo, porto sicuro. Saluto i 20 con un bel sorriso. Sono stati anni di cui rifarei proprio tutto. Grazie a chi mi ha reso fortunato. Viviamo una crisi senza precedenti, siamo spesso carichi di rabbia e voglia di scappare, ma ripensare con un sorriso a cosa si è raggiunto e imparato è un carburante eccezionale, che commuove.

Per i miei 30 mi auguro di continuare a pedalare forte, ma anche di lasciarmi spingere, quando sono stanco, di saper chiedere scusa, quando passo col rosso, di non dimenticare i miei perché, mentre inseguo l’orizzonte, gustandomi quella che è già felicità.