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La leggenda ritrovata (al Fuorisalone di Rossignoli) del bike sharing anni ’80

, 13 aprile 2014
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H0 scritto questa piccola storia per Oggetti Rivisti, l’app realizzata da Granger Press e C-Zone che racconta recensioni e storie sugli oggetti e le esposizioni del Fuorisalone. L’app si può scaricare qui, per iPad e nei prossimi giorni anche per iPhone. Grazie a Daniele Belleri per il coinvolgimento!

La bici del primo bike sharing di Milano

Erano gialle come i taxi di allora. Andavano addocchiate facilmente nel traffico, inforcate per raggiungere la meta e poi lasciate libere, appoggiate a un muro, sul marciapiede o in piazza, per la prossima corsa, la prossima storia.

La vicenda del primo bike sharing milanese ha per me da sempre i contorni della leggenda metropolitana. Si sa per certo che il progetto fece una bruttissima fine. Dei 300 pezzi distribuiti in città nel 1987 nessuno rimase a disposizione più a lungo di qualche giorno, inghiottiti tutti da un giro di professionisti del furto, o forse dalla scarsa attitudine dei milanesi da bere nei confronti dello “sharing”. Una storiaccia, per un’idea partita con le migliori premesse e con le radici più lontane piantate nel 1965, ad Amsterdam, nell’esperienza di Provo, il movimento controculturale che tanto ha formato l’immaginario urbano degli appassionati di due ruote e non. Loro, per primi, si erano inventati un piccolo sistema di bici condivise per tutta la comunità. Altri esperimenti erano stati fatti poi negli anni Settanta (da caso studio quello di La Rochelle, in Francia) e negli anni Novanta, con successi alterni. In mezzo, Milano.

Immaginate allora il mio stupore quando, in pieno Fuorisalone, ho visto spuntare dall’oblio della storia davanti al mio naso un esemplare della bici milanese giallo-taxi. Da Rossignoli in corso Garibaldi, massima autorità cittadina sul tema, si organizza da tempo, per la settimana del Salone, “Biciclette Ritrovate”, una mostra che documenta le evoluzioni del mezzo, passando dai registri nostalgici dei cimeli di Coppi, Bartali e Merckx a scelte di ricerca che narrano le contaminazioni attuali fra bici e design, come i prodotti firmati Vadolibero. Lì in mezzo, fra le Ritrovate, c’è finita anche la “Torpado” anno 1987. Una sopravvissuta. Da ringraziare c’è l’architetto Beppe Genazzini, un collezionista che nel 2010, in un lotto di 30 bici messe all’asta dal Comune, ha riconosciuto e salvato questo – a suo modo – cimelio. Senza cambi, con un freno a tamburo davanti e dietro, la bici si presenta semplice, con un portapacchi dietro e uno più piccolo davanti. A sponsorizzare l’esperimento, si legge sul telaio, l’Istituto Finanziario Milanese. È un po’ misera, se paragonata al fiammante design di BikeMi, che imita più il giallo caldo dei primi tram che quello dei vecchi taxi ora in pensione. A vederla così, anche un po’ acciaccata, viene voglia di ringraziarla, nostro martire sacrificale che in fondo, a guardare oggi i numeri in grande impennata del bike sharing di Milano, un seme lo ha lasciato davvero col suo fugace passaggio. L’araba fenice del mio Fuorisalone, che dice molto di questa città che amo, di come non si ferma.

Il primo bike sharing di Milano